Green pass al lavoro, dalle forze dell’ordine all’autotrasporto i settori più a rischio. Allarme porti per venerdì

Green pass al lavoro, dalle forze dell’ordine all’autotrasporto i settori più a rischio. Allarme porti per venerdì


Il conto alla rovescia per venerdì 15 ottobre, quando per milioni di italiani – dipendenti pubblici, privati e autonomi – entrerà in vigore l’obbligo di green pass sui luoghi di lavoro è iniziato. In queste 48 ore di vigilia, tuttavia, si delineano alcune criticità. Dai 60mila ancora non vaccinati nell’ambito delle forze dell’ordine ai lavoratori dell’autotrasporto, del settore agricolo, dell’edilizia, ma anche colf e badanti che si sono vaccinati con Sinovac o Sputnik V, entrambi non autorizzati dall’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, e quindi non validi per ottenere la certificazione verde necessaria per lavorare, i nodi da sciogliere sono più di uno. «C’è preoccupazione per il 15 perché è un passaggio delicato ma la stessa che abbiamo avuto nei mesi scorsi», ha riconosciuto il ministro del Lavoro, Andrea Orlando.

Dall’Electrolux ai portuali di Trieste, scattano gli scioperi

Che il quadro, alla vigilia dell’introduzione dell’obbligo di green pass, presenti non poche incognite lo dimostrano le proteste e gli annunci di scioperi che si stanno registrando in queste ore. Nello stabilimento Electrolux Italia di Susegana (Treviso), ad esempio, inizierà con una giornata di otto ore di sciopero il periodo in cui per accedere ai posti di lavoro sarà necessario esibire il certificato di avvenuta vaccinazione contro il contagio da Covid-19. Lo hanno annunciato le rappresentanze sindacali interne della sede trevigiana del colosso svedese del bianco, al termine di un’assemblea.

Federlogistica: così lo Stato si piega a un ricatto

Uno scenario analogo si delinea a Trieste, dove si è accesa la protesta dei portuali. Nonostante il Viminale con una circolare abbia raccomandato all’imprese «di mettere a disposizione del personale sprovvisto di green pass test molecolari o antigenici rapidi gratuiti», e precisando che gli operatori economici «potranno valutare, nella piena autonomia, ogni possibile modalità organizzativa ai fini dell’acquisizione del green pass da parte dei dipendenti sprovvisti», il portavoce dei portuali di Trieste, Stefano Puzzer, all’Huffington Post ha annunciato il blocco in vista dell’entrata in vigore dell’obbligo del Green pass per l’accesso al lavoro, prevista venerdì 15 ottobre. «L’unica apertura che possono avere nei nostri confronti è togliere il Green pass – ha sottolineato -. Il blocco di venerdì (15 ottobre, ndr) è confermato, oggi ci saranno sorprese perché non si fermerà solo il porto di Trieste. Anche quello di Genova? Non mi fermerei a quello di Genova, quasi tutti i porti si fermeranno. Stasera ne avremo conferma». Il presidente di Federlogistica, Luigi Merlo ha messo attaccato: «lo Stato ora si piega ad un ricatto inaccettabile», sottolineando che «affrontare e trattare la vicenda dei portuali di Trieste come un problema di ordine pubblico rappresenta un errore clamoroso». II presidente dell’Autorità di sistema portuale dell’adriatico Orientale, Zeno D’Agostino, ha annunciato che «se il porto di Trieste non sarà governato dall’Autorità ma da altri, allora prenderò la decisione». Allo scalo di Trieste la percentuale di lavoratori non vaccinati sarebbe vicina al 40%. «Rischiamo di fare un danno enorme, non soltanto all’economia della città ma anche a tutti quei lavoratori che con l’indotto del porto lavorano, e non solo nel porto», ha ricordato il presidente della Regione Fvg e della Conferenza delle Regioni Massimiliano Fedriga.

Alcune aziende porto Genova pagheranno tamponi

Beppe Costa, presidente dell’associazione dei terminalisti genovesi di Confindustria, ha annunciato che alcuni terminalisti del porto di Genova pagheranno i tamponi ai dipendenti che non hanno il Green pass. Tra questi ci sono il terminal Psa di Prà e il Porto Petroli. Si stima che il 20% dei portuali genovesi non abbia il vaccino.

Comparto sicurezza, in 60mila senza copertura

La prima incognita in vista del 15 ottobre riguarda le forze dell’ordine e, più in generale, il comparto sicurezza. «Secondo le nostre stime, che sono approssimative – ha spiegato Antonio Nicolosi, segretario generale del sindacato dei carabinieri Unarma – circa 15mila carabinieri non sono vaccinati. La cifra è analoga in polizia mentre aumenta molto per la penitenziaria: mi chiedo chi controllerà i detenuti? Se poi ci aggiungiamo la polizia locale, i militari che pattugliano le città, i vigili del fuoco, saranno almeno 60mila gli operatori della sicurezza senza vaccino». Tutto questo potrebbe avere delle ripercussioni sul piano della sicurezza, in un contesto caratterizzato da una escalation della tensione, come gli scontri nel cuore di Roma di sabato 9 ottobre hanno messo in evidenza.



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